“Il Popolo Viola, Grillo e Di Pietro hanno rappresentato in Italia elementi di opposizione forte”
di Tena Prelec
Fulcro dell’incontro di ieri alla London School of Economics è stata la situazione della libertà di stampa in Italia. A far da relatori illustri i due fondatori del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio e Antonio Padellaro. Notizia fresca di giornata: l’informazione in Italia, già l’anno scorso declassata dalla Freedom House allo status di ‘parzialmente libera’, si trova ora al 74° posto. L’Italia, penultima in Europa, è messa peggio di consolidate democrazie quali Ghana, Guyana e Kiribati, ed è stata quest’anno sorpassata anche dall’isola di Tonga (con cui l’anno scorso deteneva la posizione a pari merito). E’ un “sorpasso in retromarcia”, come lo ha definito Travaglio: “non so quello che succede sull’Isola di Tonga, ma so quello che succede in Italia, e non stupisce”.
Il moderatore, il prof. Marco Simoni della LSE, ha però messo in risalto importanti vittorie della libertà di stampa avvenute di recente: da ultimo, lo scandalo del ‘mezzanino’ con vista sul Colosseo che ha provocato le dimissioni del ministro Scajola (poiché – stando a quello che dice l’interessato – “un ministro non può abitare un’abitazione che sospetta essere pagata da altri”). I nodi, insomma, vengono al pettine. E’ vero, quindi, che la libertà di espressione é messa così male dalle nostre parti?
Travaglio e Padellaro portano con loro l’importante esperienza del loro giornale e una bella ventata di aria fresca. Il Fatto è un quotidiano completamente indipendente dai finanziamenti politici, con inserzioni pubblicitarie limitate al minimo (punto particolarmente importante, questo della dipendenza da pubblicità, che la Freedom House ha messo in risalto per il caso italiano), dal carattere ‘artigianale’ per arginare le spese, che non ha paura di pubblicare nulla perché non dipende da niente e nessuno. Insomma, un quadro di Escher fatto giornale, che in 7 mesi, invece di chiudere i battenti come ragion vorrebbe, ha quasi decuplicato le previsioni di vendita dei loro stessi fondatori.
Come mai questo successo? “In Italia il pubblico ha sete di informazione”, rispondono. “Quando quello di cui parla il telegiornale della rete ammiraglia della Rai sono notizie quali la medusa cubica, la toilette dei cani e la corsa delle autocasse di sapone in Val Brembana, è semplice proporre qualcosa di diverso”.
Il problema è, però, che il 65% degli italiani attinge ancora unicamente a questo tipo di informazione. Internet non basta: “in Italia si è ancora legati a un tipo di informazione tradizionale, la carta stampata gioca ancora un ruolo importante”, dicono.
“Nel Fatto spesso vinciamo non per KO tecnico, ma per abbandono dell’avversario: sono tanti i colleghi che ci mandano i loro pezzi perché i loro giornali non vogliono pubblicarli”, spiega Travaglio.
Si parla anche di cambiamento.
L’opposizione è decisamente colpevole di non aver contrastato negli ultimi 15 anni il potere di Berlusconi, cercando un equilibrio di poteri che evidentemente fa comodo a più di qualcuno. “Fra i pochi ad aver rappresentato in Italia elementi di opposizione forte si possono citare il il Popolo Viola, Grillo e Di Pietro”, dice Padellaro, tenendo a precisare che il Fatto non fa sconti a nessuno e non ha esitato a criticare aspramente Di Pietro per il caso De Luca in Campania.
Nonostante tutto, in Italia “sta succedendo qualcosa, bisogna rendersene conto!”, sostiene Travaglio. “Si sta ripetendo un momento di vuoto del potere come quello del 1992-93, che sappiamo come è stato colmato. E’, però, un momento molto importante sia per i giornalisti che per i cittadini, che si stanno risvegliando e stanno iniziando ad agire” – dice Travaglio, facendo riferimento alle sciarpe viola che si stagliano nell’aula.
“Agire come?”, chiedono i ragazzi del Popolo Viola London dopo la conferenza. “C’è possibilità di unire le forze e lavorare a un cambiamento insieme?”
“E’ bene che realtà come I grillini e il Popolo Viola rimangano divise”, risponde Travaglio, “esprimono istanze diverse, che si distinguono per Grillo nell’apartitismo legato alle idee e per il Popolo Viola in un movimento eterogeneo di personalità riconducibili ai partiti di sinistra.”
Una domanda rimane aperta, per tutti: come fare affinché queste voci portino a un rinnovamento vero della classe politica, e non ad un’ulteriore involuzione come quella del 1994? E’ auspicabile isolare i partiti, come sostiene Grillo, oppure sarebbe necessario rivoluzionarli dall’interno?
Il regalo più bello che i due giornalisti hanno portato alla platea londinese è una preziosissima consapevolezza: l’informazione indipendente, in Italia, è possibile.
Noi speriamo che informare, e reagire, basti.
